Primi su Google con un contenuto del tuo sito: il sogno di chiunque abbia un sito e l’ossessione di chi – per lavoro o per piacere – scrive online. Che poi, diciamocelo chiaro, l’unica cosa che veramente importa è vedere il proprio contenuto nei primi cinque risultati. Gli altri contano poco o niente.
Per non parlare della seconda pagina della Serp e seguenti: “The best place to hide a dead body is page 2 of Google search results” (traduzione) diceva un meme che girava per la rete qualche anno fa. Ed è effettivamente così: o ti posizioni lì in alto, oppure puoi dimenticare di fare traffico.
Non ci credi? Ok, allora dai un’occhiata a questo grafico pubblicato da Chitika nel 2013. Sono passati 4 anni, ma la sostanza non è cambiata.
L’ottimizzazione seo è un’attività importante quanto lo sviluppo del sito stesso. A cosa serve una bella grafica se poi le persone non trovano il tuo sito quando fanno una ricerca su Google?
Nell’avviare un progetto web occorre fare molta attenzione ai dettagli e niente deve essere lasciato al caso. Certo, produrre dei buoni contenuti è una condizione necessaria perché il traffico possa crescere, ma non è sicuramente un elemento sufficiente per incontrare il maggior numero di utenti possibili.
Ok, ti sei studiato qualche regoletta di base per avere una prima infarinatura: l’importanza del title, scegliere gli anchor text corretti, creare una buona keyword density, creare una sitemap chiara e ordinata e tracciare la salute del tuo sito tramite l’utilissimo Google Webmaster Tool. Non è abbastanza.
E’ fondamentale sapere anche quello che non si deve fare quando si ottimizza un sito per i motori di ricerca. Google può far sparire le tue pagine dal suo indice da un momento all’altro. Risultato: visite in picchiata e contenuti introvabili dai nuovi utenti.
La disponibilità di prodotti di un eCommerce può subire spesso delle variazioni. Le cause possono essere le più diverse: aggiornamento di un articolo con una il lancio di una nuova serie, mancanza del prodotto in magazzino per l’alto numero di vendite o cessazione del rapporto con il fornitore.
La non disponibilità di un prodotto deve essere comunicata a Google nel modo corretto onde evitare spiacevoli penalizzazioni del nostro sito e, come potete bene immaginare, un drastico calo delle vendite. In casi di questo tipo, non è consigliabile generalizzare: una mancanza temporanea di un oggetto deve essere trattata, a livello di Seo, in modo differente da una cessazione totale della sua presenza nel catalogo.
In questo post vedremo come affrontare in modo corretto tre situazioni distinte:
Come gestire la temporanea non disponibilità di prodotti
Come gestire una scheda di un prodotto che ha subito un cambiamento o aggiornamento
Come gestire la rimozione delle pagine di prodotti vecchi che non saranno più disponibili all’interno del catalogo dell’eCommerce
Sapevo che questo momento, prima o poi, sarebbe arrivato.
Google si propone come il punto di accesso predefinito della rete esplicitando ciò che, di fatto, è sotto gli occhi di tutti: un unico marchio in grado di soddisfare qualsiasi tipo di esigenza dell’utente; dalla ricerca alla posta elettronica, dalle mappe alle immagini, sono pochi i campi in cui BigG non sia presente. Fa eccezione, a ben vedere, il settore dei social network, in cui l’azienda di Mountain View ha agito con indecisione, lanciano sul mercato prodotti che non hanno raccolto la stessa fortuna di altri.
Ora ha capito una cosa: non basta avere una soluzione (valida) per ogni servizio, occorre diventare il punto di riferimento per ogni utente. A partire da quelli che la rete non la masticano ancora tanto: la generazione di chi non è stata investita dal cambiamento epocale causato da internet. Gli over 60 non sono mai stati un mercato di riferimento per chi ragionava di business in rete, ma alcuni dati (tra l’altro neppure recentissimi) stanno dimostrando che lo scenario non è proprio come lo si è ipotizzato.
Avanzamento di età e vicinanza ad internet non sono più due elementi inversamente proporzionali e così è necessario comunicare anche con questa fascia d’eta che, è sempre bene ricordarlo, ha (statisticamente) a disposizione più tempo e più soldi rispetto a tutti gli altri profili.
Google l’ha capito e ha fatto la prima mossa. Particolare, ma assolutamente coerente per le abitudini mediali del nostro Paese: ha usato la tv. L’intendo della campagna “Che cosa cerchi oggi?” è chiaro: sdoganare il fatto che la rete sia costruita solo per chi la sa usare e che sia dominio di giovani e di tecnofili. Al contrario internet, ovviamente attraverso il bouquet di prodotti Google sapientemente presentati uno dietro l’altro, è il luogo in cui ogni domanda della vita reale trova risposta in rete.
Questo lo spot:
Sicuramente un approccio interessante. Quasi filantropico, mi verrebbe da dire. Non dimentichiamoci però che Google trae vantaggio dalle informazioni che gli utenti ogni giorno producono utilizzando le sue applicazioni. Non è quindi difficile capire che più persone usano ciò che Google mette loro a disposizione e più quest’ultimo ha dati utili per alimentare i propri business (in primis quello pubblicitario, prima entrata in assoluto dei suoi bilanci).
Sarà una mia personale impressione ma questo approccio un po’ mi fa paura. Sono allergico a tutto ciò che in rete si auto attribuisce l’etichetta di “soluzione definitiva e omnicomprensiva”.
Ora, facciamo finta per un momento di avere 70 anni, essere incuriositi dall’Internet e volerne capire un po’ di più. Vediamo questo spot in TV e cosa capiamo? Che Google è internet. Le due cose vengono percepite come sovrapposte, due nomi per descrivere la stessa cosa.
Un po’ come quei ragazzini (e non solo loro) a cui chiedi di elencarti almeno 10 siti che hanno visitato durante l’ultima settimana e la loro risposta è immancabilmente: “Facebook…”. Qualcuno cita YouTube ma duramente arrivano ad elencarne cinque.
Lungi da me demonizzare Google. Io stesso uso ed apprezzo la maggior parte dei prodotti che mette a disposizione. La mia è una semplice riflessione su come una comunicazione come quella appena proposta dai suoi spot possano generare una percezione della rete che comincia e si esaurisce con i servizi offerti dal colosso americano.
Che poi, se ci pensiamo bene, il suo motore di ricerca è lo strumento che la maggior parte di noi utilizza ogni giorno per sondare l’infinito mondo che è la rete.
Come dire, One Google fits all (needs).
Ps. Dimenticavo: anche voi potete creare “la vostra storia” raccontata attraverso le pagine di Google; su Youtube è stato aperto un canale dedicato all’iniziativa.
La vedo nel blog di infoservi.it che leggo quotidianamente e non posso fare a meno di ripubblicare.
Complesso, come è giusto che sia, ma non complicato. Una mappa per capire come ragiona il più potente motore di ricerca del pianeta. Infografica pubblicata da Ppcblog.com