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Ottimizzazione SEO: 6 errori che Google non perdona

L’ottimizzazione seo è un’attività importante quanto lo sviluppo del sito stesso. A cosa serve una bella grafica se poi le persone non trovano il tuo sito quando fanno una ricerca su Google?

Nell’avviare un progetto web occorre fare molta attenzione ai dettagli e niente deve essere lasciato al caso. Certo, produrre dei buoni contenuti è una condizione necessaria perché il traffico possa crescere, ma non è sicuramente un elemento sufficiente per incontrare il maggior numero di utenti possibili.

Ok, ti sei studiato qualche regoletta di base per avere una prima infarinatura: l’importanza del title, scegliere gli anchor text corretti, creare una buona keyword density, creare una sitemap chiara e ordinata e tracciare la salute del tuo sito tramite l’utilissimo Google Webmaster Tool. Non è abbastanza.

E’ fondamentale sapere anche quello che non si deve fare quando si ottimizza un sito per i motori di ricerca. Google può far sparire le tue pagine dal suo indice da un momento all’altro. Risultato: visite in picchiata e contenuti introvabili dai nuovi utenti.

Boostblogtraffic.com indica 6 errori da non commettere mai se non si vuole essere penalizzati da Google. Li riprendo in questo post e ma aggiungo anche qualche consiglio che ti possa aiutare a non cedere alla tentazione di utilizzare queste cattive pratiche.

Errore #1: comprare link

L’algoritmo di Google, negli anni, è diventato sempre più complesso. Forse agli inizi dare qualche soldo a servizi online che promettevano di aumentare i backlink per qualche soldo poteva funzionare.
Lo spider di Google non era ancora così istruito nel distinguere un link comprato da uno genuino.

Ora sì, quindi non fare il furbo. Prima o poi ti beccherà, e quando arriverà il momento saranno dolori.

[well]Consiglio: cura i tuoi contenuti e concentrati su quelli. Fidati, le persone che li leggeranno saranno invogliate a rilanciare sul loro network i link ai tuoi articoli, citandoli nel loro blog o sito. I buoni backlink si guadagnano con il lavoro di qualità e con tanta, tanta pazienza.[/well]

Errore #2: inserire il tuo sito o blog in directory poco raccomandabili

When considering submitting to a directory, I’d ask questions like:

– Does the directory reject urls? If every url passes a review, the directory gets closer to just a list of links or a free-for-all link site.

– What is the quality of urls in the directory? Suppose a site rejects 25% of submissions, but the urls that are accepted/listed are still quite low-quality or spammy. That doesn’t speak well to the quality of the directory.

– If there is a fee, what’s the purpose of the fee? For a high-quality directory, the fee is primarily for the time/effort for someone to do a genuine evaluation of a url.

Matt Cutts, on behalf of Google

Una volta bastava inserire il proprio sito o blog in DMOZ.org e il suo traffico beneficiava di un boost immediato grazie alla presenza nelle liste della directory più famosa del pianeta.
Ma anche qui Google ha cambiato il modo di “guardare” i siti. Ora il suo spider scandaglia il tuo sito e i siti prossimi, cioè quelli che ti linkano.

Se la loro qualità e l’autorevolezza sono considerati buoni da Google, anche il tuo sito ne beneficerà. Se, al contrario, al tuo sito ci si arriva attraverso siti di cattiva qualità, il tuo sito sarà incasellato tra i “cattivi”.

[well]Consiglio: tieni sempre sotto controllo chi ti linka utilizzando Google Webmaster Tool. Se necessario, utilizza l’utile strumento di rifiuto dei link se pensi che ci sia qualche dominio che sta danneggiando il tuo chiedendo a Google di non considerare il traffico proveniente dai siti poco raccomandabili che segnali.[/well]

Errore #3: article marketing

Affidarsi all’article marketing per aumentare il pagerank del tuo sito attraverso l’incremento di backlink verso il tuo dominio, è un modo più elegante di interpretare l’errore numero 1: l’acquisto di link.
L’article marketing che consiste – la faccio breve – nella produzione di contenuti molto simili tra loro ma non identici, ha evitato il controllo automatico di Google sui contenuti duplicati. Ma ti ricordati cosa dicevamo poco fa?

Google si è evoluto ed ora è in grado di capire, con discreta sicurezza, se una serie di pagine contengono in realtà lo stesso contenuto ma lievemente modificato.
Come fa? Incrocia il censimento sui link presenti in ognuno di questi articoli e analizza semanticamente il contenuto dell’articolo individuando se i concetti espressi sono molto simili tra loro. Se le occorrenze sono frequenti il suo giudizio è uno solo: è spam.

[well]Consiglio: scrivere contenuti su altri siti che abbiano dei link che puntano al tuo dominio non è una cosa sbagliata, anzi. Farsi ospitare un guest post su un sito (più) autorevole del tuo è una buonissima pratica. A patto, però, che il contenuto che producete sia unico, assolutamente inedito e utile per chi lo legge. Ciò a Google piace e vi ripagherà con un buon posizionamento del vostro sito nelle SERP.[/well]

Errore #4: keyword stuffing

Continuare a ripetere le stesse parole più e più volte nei tuoi articoli non aiuterà né i tuoi lettori a capire di cosa stai scrivendo e farai sorgere più di un dubbio allo spider di Google.
Quindi non fare copia-incolla delle keyword che hai individuato come strategiche per l’ottimizzazione dei tuoi contenuti.

Molti pensano che una keyword density elevata sia un fattore importante per un buon posizionamento. Lo è, non c’è dubbio, ma per Google ha un peso relativo. Si ipotizza che conti per circa il 5%. Perché scrivere male per un’influenza così insignificante?

[well]Consiglio: Scrivi con un linguaggio chiaro ed equilibrato. Fai capire bene di cosa stai parlando ma usa una lessico naturale, senza forzature. Quando pensi alla struttura dei contenuti, ti consigli di utilizzare la tecnica del triangolo rovesciato: vai subito dritto al concetto e utilizza i paragrafi successivi per eventuali approfondimenti. Google apprezzerà e ancor di più i tuoi lettori.[/well]

Errore #5: anchor text non naturali

Come spero saprai, l’anchor text è quella porzione di testo linkata. Quando Google scandaglia una delle pagine del tuo sito, controlla a fondo quali link sono presenti e verso quali domini puntano ma, soprattutto, quali parole hai scelto di evidenziare con un collegamento.
Molti provano a inserire negli anchor text sempre le stesse parole che, guarda caso, sono anche le keyword che si vogliono sfruttare per il miglior posizionamento.
Ma anche qui Google sfoggia doti da fine investigatore e si pone una domanda: saranno naturali dei link che riportano sempre le stesse parole? La risposta è ovviamente no e quindi guarda con sospetto chi utilizza sistematicamente questa tecnica.

[well]Consiglio: cura i tuoi link utilizzando degli anchor coerenti con il contenuto collegato che stai proponendo attraverso un link. Non cedere alle forzature. Metti un link dove è utile, niente di più.[/well]

Errore #6: link non funzionanti

Non c’è niente di più frustrante di cliccare su un link e di trovarsi su una pagina di errore, vero? E’ come se ti trovassi in una strada senza uscita, solo che nessuno ti ha avvisato con un cartello. Google non infierisce troppo quando incontra questo genere di errori ma certamente è una situazione non ottimale. Un broken link è una promessa non mantenuta quindi bisogna correre ai ripari al più presto.

[well]Consiglio: usa Google Webmaster Tool per controllare quali sono i collegamenti “monchi” sul tuo sito e cerca di sistemarli. Se le pagine di destinazione non esistono più, puoi sempre valutare di rimuovere i link oppure di impostare un redirect. Occhio però, fallo in modo corretto o Google ci resterà male! :)[/well]

Avete altri errori da segnalare? I commenti sono a vostra disposizione!

Di Matteo Galli

Classe '83. Le cassette prima le ho usate con un Commodore 64 e solo dopo in un Walkman. Connesso dal 1993, senza soluzione di continuità. Interista integralista. Apple addicted. Milanese di nascita. Partenopeo d'adozione.
Head of Communication in bSmart Labs e consulente di comunicazione digitale con particolare focus sui liberi professionisti e le micro imprese.