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Google e l’untitrust: il punto della situazione e alcune riflessioni

googleGoogle è veramente un monopolista dell’informazione e dell’editoria italiana? La società di Mountain View, indicizzando e catalogando anche i siti di news, “ruba” effettivamente quote di lettori alle altre testate digitali?

Sono queste le domande che si stanno ponendo i funzionari dell’Antitrust osservando le continue evoluzioni di Big G.
La potenza e la presunta egemonia di Google desta preoccupazioni anche oltre oceano, dove si riflette da tempo se le testate giornalistiche più autorevoli possano ricevere gravi frenate, registrando perdite di lettori a favore del servizio di indicizzazione news fornito da Google.

E’ realmente così?
Prendiamo il caso italiano, partendo da qualche dato di riferimento. Dai report di ComScore, si delinerebbe uno scenario diverso: nel mese di luglio, Google News ha registrato 2.4 milioni di lettori italiani, un numero decisamente inferiore ai 3.8 milioni di utenti che i principali quotidiani online italiani hanno ospitato sui propri siti (come Corriere.it e Repubblica.it).

Da questi numeri risulterebbe che Google non rappresenti, almeno nel nostro Paese, il detentore dell’informazione online, seppur occupi una fetta di mercato importante.
Tutto è partito da una denuncia della Fieg (Federazione Italiana Editori Giornali) depositata presso l’Antitrust secondo la quale “Google impedirebbe agli editori di scegliere liberamente le modalità con cui consentire l’utilizzo delle notizie pubblicate sui propri siti Internet”.

Il comunicato comprendere anche una nota di carattere economico: “Gli editori italiani, che non ottengono alcuna forma di remunerazione diretta per l’utilizzo dei propri contenuti su Google News, non avrebbero inoltre la possibilità di scegliere se includere o meno le notizie pubblicate sui propri siti internet sul portale stesso: Google renderebbe infatti possibile ad un editore di non apparire su Google News, ma ciò comporterebbe l’esclusione dei contenuti dell’editore dal motore di ricerca della stessa Google.”

Questa la posizione della principale istituzione dell’editoria in Italia.
Google, a fronte della denuncia e all’eco mediatica che essa ha generato, ha diffuso una nota in cui dichiara che “L’Antitrust ha formulato una notifica contro Google Italy. Stiamo raccogliendo ulteriori dettagli, benché sappiamo che la notifica sia relativa a Google News, un servizio che porta traffico e utenti ai siti dei giornali”

Ma come funziona Google News?
Google News è un servizio che seleziona, gerarchizza e offre al lettore una serie di notizie provenienti da svariate fonti. Funziona bene, i risultati alle ricerche sono pertinenti e pertanto attira l’interesse degli investitori pubblicitari.
E’ proprio questo il punto.
Gli editori accusano Google di arricchirsi con gli introiti pubblicitari sfruttando contenuti che non sono stati prodotti dal motore di ricerca che si limita soltanto a renderli disponibili alla ricerca.

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Sport Web

Nikefootball: la nuova campagna “Fai la differenza”

Nike presenta a ridosso dell’inizio del campionato la nuova campagna pubblicitaria dedicata al calcio: Make the Difference, che accompagnerà tutti i tifosi fino ai mondiali del Sud Africa in programma per la prossima estate.
Il lancio è stato accompagnato anche da un video, che ha aperto questo post, con protagonista Rooney, giocatore del Manchester United.

Sul sito Nikefootball.com è aperto un blog che raccoglierà emozioni ed

make the difference

esperienze lunghe un anno.
La campagna si articola anche sui canali social: su Facebook, ad esempio, sono a disposizione una serie di programmi di allenamento per permettere a tutti quelli che lo desiderano di mettersi alla prova ed essere in grado di “Fare la differenza”. Per scaricare il programma della prima settimana basta collegarsi qui, è disponibile anche la lingua italiana.

Grande impatto anche per i testi che accompagnano la strategia pubblicitaria. Nel post del 21 agosto si leggonono queste frasi:

Scegli tu.

Puoi essere uno come tanti.
Oppure puoi essere il loro peggior incubo.

Il giocatore che decide la partita in un istante

Che si prende con orgoglio
La responsabilità di un rigore al 90°
Che non solo da il sangue alla squadra,
Ma ne diventa il cuore pulsante.

L’unico in grado di trovare il passaggio
Che nessuno prevedeva,
L’unico a trasformare una difesa disperata
Nell’attacco decisivo.

Il giocatore
Che trasforma i dubbi in speranze
E un triste ritorno a casa,
in una festa assordante.

Sarai la più grande preoccupazione
Per i tuoi avversari.

Quello che sperano si infortuni
Nel riscaldamento,
colui che rende sottile
il confine tra odio e rispetto.
L’unico che non può essere fermato,
Solo temuto.

Lascia il segno
Su ogni partita e in tutte le partite.
Oggi. Domani. In allenamento.
La prossima domenica.

Non male, vero?

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Web

Web collaborativo: quando il video musicale è fatto dai fan e non dalla band

Un esempio di attività partecipativa in rete. E’ la realizzazione di un video clip musicale ma in questo caso i protagonisti sono i fans della band, e non gli artisti.

Il risultato sembrerebbe più che discreto, considerati i mezzi tecnici usati dagli appassionati che hanno voluto contribuire (webcam + connessione internet).

Dalla descrizione del video su YouTube si legge: “This music video was shot for Sour’s ‘Hibi no Neiro’ (Tone of everyday) from their first mini album ‘Water Flavor EP’. The cast were selected from the actual Sour fan base, from many countries around the world. Each person and scene was filmed purely via webcam.”

A confermare, ancora una volta, che il web è in grado di sovvertire anche logiche affermate come quelle della produzione televisiva per il mercato musicale.

[Via Infoservi]

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Numeri & dati Web

Relazione AGCOM 2009: la banda larga stenta a diffondersi in Italia

Martedì è stata resa nota la nuova relazione annuale dell’ AgCom, l’ Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, presentata da Corrado Calabrò, presidente dell’Autorità. All’interno del documento, liberamente scaricabile in versione integrale da questo link, sono presenti approfondimenti circa lo stato dell’arte dello scenario dei media italiani. Gli insight sono parecchi e rivolti a tutti i canali comunicazione: tv, radio, editoria, pubblicità, internet. A noi, ovviamente, interessa focalizzarci prevalentemente sui dati e le informazioni relativi allo scenario internet nel nostro paese. La relazione presenta prevalentemente dati annuali del 2008, ma non manca di aggiornamenti relativi anche ai primi mesi di quest’anno. La prima evidenza interessante sembra essere l’aumento della spesa da parte degli utenti per quanto riguarda i servizi dati di telefonia, segno di un incremento nella sottoscrizione di abbonamenti per accedere alla rete, come mostrato dalla tabella seguente.

Inoltre nel 2008, grazie alla diminuzione dei prezzi proposti dai provider, l’utenza ha preferito stipulare contratti di tipologia flat piuttosto che quelli a consumo. Anche questa informazione rivela come l’utilizzo di internet stia passando da un’attività saltuaria a una pratica ormai quotidiana. La tabella indica la variazione percentuale per tipologia di abbonamenti.

Un accenno poi alle velocità con cui si accede alla rete in Italia. Le tecnologia ADSL fà da padrona incontrastata, rappresentando il 97% degli accessi complessivi. E’ da segnalare anche una discreto aumento qualitativo nei servizi offerti, con oltre il 70% degli attuali accessi aventi capacità trasmissiva dichiarata superiore ai 2 Mbit/s, valore che si confronta con il 52% del marzo 2008 (vedi tabella qui sotto).

Se è vero che la quasi totalità degli accessi avviene con ADSL, è da sottolinare che questa tecnologia fornisce prestazioni limitate rispetto a quelle fornite in altri contesti di mercato caratterizzati da una maggiore diffusione di infrastrutture alternative, quali cavo e, soprattutto, fibra ottica. Dopo un breve excursus tecnologico, riportiamo anche il dato riferito alla penetrazione degli accessi alla rete tramite la banda larga, dato aggiornato a marzo 2009.

La penetrazione tra le famiglie, che mediamente sfiora il 41%, mostra risultati regionali piuttosto differenziati, con Lombardia e Lazio che presentano tassi di penetrazione superiori al 45%, mentre in alcune regioni del Mezzogiorno (Molise, Basilicata, Calabria e Sardegna) la diffusione del broadband risulta vicina, quando non inferiore, al 30%. Anche in questo caso appare evidente l’effetto di fattori socio-economici nel determinare la penetrazione dei nuovi servizi di comunicazione tra le famiglie italiane. Se rapportiamo i dati italiani ad altri paesi europei, scopriamo che il Belpaese non eccelle in quanto a diffusione di internet veloce. Il grafico esplicita in modo visivo questo confronto.

La penetrazione del broadband tra la popolazione italiana risulta sensibilmente inferiore. La relazione dichiara che le componenti che influiscono su questo dato riguardano sia l’offerta nelle sue diverse caratteristiche (disponibilità del servizio,livello dei prezzi, qualità, bundle con altri servizi di comunicazione, offerta di servizida parte della Pubblica Amministrazione), sia gli elementi strutturali della domanda, che comprendono fattori economici (quali il reddito disponibile), nonché elementi di natura socio-demografica, che contribuiscono non poco a determinare l’ampiezza del “mercato potenziale”. Calabrò, esponendo i risultati dello studio, non nasconde che “la scarsa alfabetizzazione degli italiani costituisce indubbiamente una remora per la diffusione dell’utilizzo della larga banda”. Nella relazione è presente anche un accenno a tecologie alternative per la distribuzione della banda larga come wireless e satellitare, ma al momento non sembrano vie percorribili a causa dei costi elevati delle infrastrutture di supporto. L’ottimale per l’Italia sarebbe poter disporre di una rete basata sulla fibra ottica, allineandosi alle politiche sulle telecomunicazioni attivite da diversi paesi nel mondo. Tuttavia, l’auspicio generale che emerge dal documento è quindi quello di potenziare il più possibile la rete fisica esistente, consentendo al 96% della popolazione di connettersi in rete fino a 20Mbit/s. Il tutto entro il 2012 grazie al recente piano annunciato dal Vice Ministro Romani.

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Come imparano i nativi digitali – VIDEO

Le tecnologie vivono e si sviluppano, entrando sempre più a contatto con la vita delle persone.
Nascono le prime generazioni completamente immerse in un mondo digitale, che non hanno vissuto il passaggio da un mondo pre internet a un mondo connesso. Sono i cosiddetti “digital natives”.
L’apprendimento di questi individui sarà radicalmente mutato in una realtà che si informa e comunica grazie alla Rete.
Questo video aiuta a riflettere su come le nuove tecnologie possano in qualche modo mutare le prospettive dell’apprendimento e dell’educazione.
Molto interessante.