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Social network ed email marketing insieme per aumentare le conversioni

Legare campagne di comunicazione sui social media alle attività più datate ma sempre attuali di email marketing non è certo cosa nuova. Gli uomini di marketing da tempo hanno capito che le due modalità di contatto possono interagire diventanto l’una il sostentamento dell’altra.

Il motivo di questo connubio è immediato: sia i social network che le email offrono alle aziende canali di contatto diretto verso i propri interlocutori. A trarne i maggiori benefici sono le realtà medio piccole, le quali da un lato non sono in grado di spendere forti budget per articolare una campagna di comunicazione su mezzi ben più costosi e dall’altro, solitamente, hanno forti capacità di adattamento e apprendimento verso qualsiasi forma di comunicazione di frontiera con costi tendenti allo zero. Le piccole realtà devono necessariamente crearsi le proprie nicchie: piattaforme social e mailing list accuratamente selezionate sembrano prestarsi perfettamente allo scopo.

Tuttavia il continuo affermarsi dei social network come catalizzatori di visite da parte degli utenti, ha spinto gli imprenditori a ripensare alle sinergie tra email e social network, ridistribuendo gli equilibri delle varie iniziative al fine di massimizzarne i risultati.

eMarketer ha recentemente pubblicato dei dati riguardanti proprio le tattiche di integrazione tra email e social media che le PMI d’oltre oceano hanno messo in atto tra il 2009 e il 2010. Nell’immagine qui sotto è possibile confrontare il peso delle diverse attività confrontate sulla distanza di un anno. Le differenze sono notevoli.

Social Media e email Marketing

Alcune considerazioni:

  • In generale molte più aziende hanno cominciato a lavorare in modo strategico sui social network. Ne è controprova la caduta netta della percentuale che ha dichiarato di non fare nessuna azione di integrazione: 31,87% nel 2009, 12,66% nel 2010
  • Nel 2009 la maggior parte degli Small Businesses americani (36,01% ) era solito diffondere le pubblicazioni delle newsletter sfruttando la capillarità di Twitter, nel 2010 questa pratica è stata scavalcata dall’inserimento di form di registrazioni direttamente sulle pagine aziendali aperte sui social network (Facebook primo fra tutti). Nell’ultimo anno sono 54,12% che hanno messo in atto questa tattica.
  • Regge bene la soluzione di diffondere i post del blog aziendale tramite le mailing list, facendo però segnare un +11,77% dall’anno scorso a quest’anno.
  • Quasi la metà delle imprese ha inserito nelle newsletter gli ormai onnipresenti pulsanti di share. Un anno fa solo il 13,10% lo faceva, ora sono quasi la metà 43,89%

In generale, quindi, cresce la fiducia verso una sempre più stretta collaborazione tra le due metodologie di contatto e l’impressione è che, attraverso una presenza costante sui social media, le imprese possano far crescere in maniera sensibile le dimensioni delle mailing list, aumetando i tassi di conversione a supporto del propri business.
In più, la qualità media dei contatti non può che aumentare perchè le persone che sono arrivate a visitare una determinata pagina aziendale hanno già, implicitamente, dimostrato interesse verso quel Brand o quel prodotto. Il potere di scegliere in modo autonomo e convinto quali comunicazioni seguire investono l’utente del ruolo di protagonista e non più di semplice destinatario della comunicazione. Il contatto con l’azienda e le propria audience avviene in territorio neutro, quello dei social network, delegando ad un piattaforma imparziale (e quindi più credibile) l’anello di congiunzione del rapporto.

In una fase in cui è sempre più difficile che gli utenti siano fidelizzati verso il sito di una marca o di un prodotto, diventa centrale ed importante proporsi in modo corretto nei luoghi che gli utenti stessi hanno eletto a spazi di espressione e nei quali riescono ad essere protagonisti. Le aziende, se intendono costruire una relazione con i propri referenti, devono farlo sommessamente e in punta di piedi, abbandonando logiche di predominanza comunicativa, ma inserendosi in modo intelligente nei flussi relazionali degli utenti.
La vera sfida da parte dell’azienda è farsi percepire come uno dei tanti elmenti indispensabili alla costruzione dell’identità della persona, sfruttando una logica delle proposta a scapito di quella basata sull’imposizione.

Quando (e se) questo valore verrà percepito, allora il legame che l’azienda avrà costruito sarà fortissimo perché l’importanza del Brand sarà così determinante nel “racconto” di una persona da non poterne più prescindere per capirne l’essenza. Apple, ad esempio, l’ha già capito e i risultati si vedono.

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Fine del Brand 2.0: è nato il Brand U.0

Ho guardato questo video per tre volte. Di seguito. David Armano parla del personal branding in modo semplice, chiaro, efficace. Una bella lezione, soprattutto per me che cerco ogni giorno di studiare questi fenomeni in continua evoluzione.

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Promodigital affida ai blogger la promozione di H&S: questa strategia paga?

hs_citrusPromodigital, società milanese e romana specializzata nel buzz online, mi ha coinvolto in un progetto di promozione di marchio di shampoo, H&S (tanto per intenderci l’ex brand Head&Shoulders)

Il kit che mi è stato recapitato per testare i prodotti della linea era composto da 5 tipologie di shampoo (tutti antiforfora, si differenziano per aroma), una sacca della nazionale di Rugby italiana, un pallone da rugby formato mini e una chiavetta da 512mb (accessorio che fa sempre comodo).

Purtroppo, come avrete notato, sono rimasto lontano dal blog per qualche giorno, impegnato in alcuni lavori e faccende di vario tipo.
Devo essere sincero: sono un po’ scettico a parlare in questo blog (e, credo, nella maggiorparte dei blog) degli effetti che uno shampoo può avere sulla cute della propria testa, senza cadere in una squallida marchetta.

Allora ho deciso di osservare la cosa da un punto di vista differente: tralasciando la descrizione del prodotto ho cercato di raccogliere, per quanto possibile, le reazioni che la blogosfera e la Rete hanno avuto nei confronti di questa iniziativa.

La domanda che mi ha accompagnato nella prima parte della mia breve analisi è stata la seguente: promuovere prodotti di questo tipo sfruttando le logiche partecipative e virali del Web paga o meno?
Credo che quella di gettare nel mare degli UCG qualsiasi tipo di prodotto sperando che se ne parli (possibilmente bene) sia più una moda che una strategia ben pensata.
Faccio un esempio: se vi dicessero di parlare ad un amico di quanto è bello e funzionale il vostro cellulare di sesta generazione, lo fareste? Beh, io sì e molto volentieri.
Se vi dicessero invece di parlare sempre al vostro amico di quanto lo Zinco Piritone è importante per ridurre la vostra produzione industriale di forfora, lo fareste con lo stesso entusiasmo? Credo di no, a meno che non ci sia un vanesio all’ennesima potenza tra di voi 🙂
Di conseguenza credo che ci siano prodotti che si sposano a strategie che si basano sui social media con più “naturalezza” rispetto ad altri. Questo per una serie di motivi, ne cito solamente un paio:

  • Prestigio conferito dal prodotto all’interno di una comunità sociale: il cellulare decreta uno status, lo shampoo no.
  • Incremento della propria autorità all’interno di una comunità sociale: il mio consiglio di usare un determinato cellulare, se accettato, porta presumibilmente altre persone a condividere la mia stessa soddisfazione spingendole a loro volta a diffondere le motivazioni della loro scelta. Non credo che uno shampoo sia un prodotto per cui “ci si può vantare”.
  • Seconda domanda: a fronte di queste premesse quale è stata la reazione della Rete? Ad ora ho trovato questi post:

  • Massimo Cavazzini
  • Nicola Mattina commentando Massimo Cavazzini
  • Federico Moretti
  • Roberto Filippi
  • MedicinaLive
  • Umbazar
  • Sport e motori – Blogosfere
  • Ciasco & Kati’s Blog
  • Andrea Febbraio, Ceo di Promodigital, segnala che la notizia è stata ripresa anche dall’ANSA
  • Alcuni mi sono sembrati quasi dei publiredazionali, semplicemente descrizione del prodotto con descrizione pressochè copiata dal materiale inviato a corredo dei prodotti. In altri casi l’approccio è stato invece corretto rimandando le valutazioni tra qualche tempo e raccontando le prime impressioni sulla proposta.

    E’ ancora presto per valutare se la mia tesi iniziale possa essere confermata o meno. Rimango comunque dell’idea che non tutti i prodotti si prestino a logiche di buzz marketing in Rete. Vedremo se sarà questo il caso di questi shampoo 🙂

    A prescindere da questa breve analisi, che in nessun modo pretende di essere esaustiva e completa, devo ammettere che il kit è veramente bello e curato (il pallone da rugby è fantastico).

    Ah, dimenticavo: gli shampoo sembrano funzionare a dovere, ovviamente non gli ho ancora provati tutti e 5, ma ho cominciato con quello al limone e non posso che dirmi soddisfatto! 😉

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    Mondo Web

    Coca Cola vs Pepsi e Levi's

    Piccolo e breve post per presentarvi due video che trattano di spot televisi. Entrambi, a mio avviso, sono risultato di una creatività geniale. La stessa che non trovo più da tempo negli spot dei giorni nostri.

    I protagonisti sono marchi famosissimi: Coca-Cola, Pepsi e Levi’s

    Buona visione!