A volte capita di chiedersi perché. Perché l’Inter e non un’altra. A volte temiamo di essere pazzi: pensiamo alla nostra squadra come ad una condizione esistenziale e filosofica. Questo non è da tutti: ma è proprio da interisti. In una sera per niente qualunque di marzo sfogli la storia nerazzurra: 103 anni di amore, passione, di storie che sono favole, di calciatori belli e impossibili.
Ti ricordi l’ironia di Veleno e Prisco, le gambe del Peppin Meazza, la faccia pulita di Giacinto Facchetti, l’amore di Angelo Moratti tramandato di padre in figlio, la gentilezza di Massimo, i voli di Walter Zenga, la poesia di Roberto Baggio, la fragilità di Ronaldo, la generosità di Javier, la determinazione familiare di Materazzi, l’umiltà di Cambiasso, la magia di Sneijder, la corsa di Eto’o, la testardaggine di Lucio, la precisione di Samuel, la forza fisica di Maicon, i gol di Milito, i sogni acchiappati di Julio, l’intelligenza di Mourinho. E quel testimone proiettato nel futuro e nel sorriso di un allenatore che porta il nome di un pittore: Leonardo. Un pittore come quello che ha creato con la sua tavolozza quello stemma che porti inciso sull’anima.
Passato e presente si mischiano e ti ricordi che nessuna è come l’Inter, perché è uno statuto del pensiero, un modo di essere, un amore assoluto capace di perdere, una questione di cuori che non si arrendono mai, fino alla cima del mondo.
Tifi per Lei e impari a starci dentro: in apnea novanta minuti, sempre, a convivere con l’ansia e la consapevolezza. E sulla pancia qualcosa che si apre e si chiude: è proprio allo stomaco che Lei ti prende.
Anche quando senti di essere arrivato c’è ancora qualcosa da imparare a superare, le sconfitte sono una tragedia, le vittorie non sono solo vittorie, hanno altre sfaccettature. Sogni con i piedi per terra, ti esalti e un attimo dopo ti complichi la vita. Lei è imbattibile in questo. Serve una predisposizione, una capacità innata per innamorarsi del nerazzurro. Un bel giorno l’Inter accade alla tua vita, ti sceglie e tu non sei più capace di farne a meno. Scopri che non ha senso chiedersi perché. Dici Inter e hai detto tutto. Succede così da un secolo e poco più.
TANTI AUGURI INTER!