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Piuttost che Thohir, l’è mei piuttost

Erick Thohir
Erick Thohir, uno degli uomini più ricchi d’Indonesia

Ormai tutti lo danno per certo: Massimo Moratti venderà una parte della “sua” Inter a Erick Thohir, multimilionario indonesiano. Quanto? Le ipotesi, come spesso avviene in questi casi, si molte e diverse tra loro: qualcuno dice il 20-30% delle quote, altri parlano di 51%, i più informati assicurano che il tycoon asiatico voglia rilevare fino all’80% della società diventando, di fatto, il nuovo proprietario dell’ F.c. Internazionale.
Ma i numeri mi importano poco, quello che mi preoccupa è altro.

I soldi fanno la felicità?

Ora, i quattrini fanno gola a tutti, soprattutto se devi appianare un debito che assomiglia sempre di più a un buco nero e nello stesso tempo c’è in cantiere l’idea di costruire uno stadio di proprietà, ma la prospettiva che l’attuale presidente dell’Inter possa vendere la sua “creatura” apre uno scenario che va oltre un semplice compravendita societaria.

Da una parte, lo ammetto, sono felice che ci sia qualcuno volenteroso di immettere del denaro tonante nelle casse della  società. Dall’altra, però, non posso che interrogarmi su quale sarà il destino della Beneamata senza un presidente che in questi anni è stato un tutt’uno con la squadra. Sia chiaro, non prendo le difese di Moratti; anzi, mi ritengo un tifoso molto critico nei confronti nel suo operato alla guida dell’Inter.

Moratti presidente perfetto?

Prima tra tutte una gestione aziendale più vicina allo stile del tifoso che a quello del manager: troppe sono le scelte che non mi convincono. L’ultima è sicuramente la vicenda del licenziamento di Andrea Stramaccioni, osannato e cacciato nel giro di 72 ore. C’è poi il rapporto con la stampa: la sua disponibilità a parlare spesso con i giornalisti ha più volte causato situazioni di imbarazzo per la società e per l’allenatore del momento.
Potrei andare avanti, facendo un riferimento alla scelta di alcuni dirigenti nerazzurri, che secondo me sono la vera causa dei problemi dell’Inter. Ma rischierei di dilungarmi troppo.

Inter: tanti numeri, zero passione

Il concetto è che, considerato tutto questo, non riesco comunque a immaginarmi un’Inter senza Massimo Moratti. O meglio, non riesco a immaginarmi l’Inter in mano a una persona che per giudicare una stagione dà un’occhiata al bilancio di fine anno e a quanto merchandising è stato venduto.
Soprattutto non riesco ad accettare l’idea che la squadra per la quale tifo possa diventare uno tra i tanti investimenti di qualche ricco rampante che ha l’hobby di comprare società. Che si chiami F.c. Internazionale o un’altra poco importa, l’imporante è che gonfi il portafogli.
Coprire di soldi una società non ne determina automaticamente il suo successo, soprattutto se si tratta di un’azienda che non produce bulloni, ma tenta di regalare emozioni. Ci vuole cuore, passione, lucidità e conoscenza dell’ambiente che ti sta attorno.

Scusate il pessimismo, ma io a ridurre l’Inter a un logo stampato sulla copertina di un dossier redatto da una banca d’affari proprio non ci sto.

P.s.: considerato quello che ho scritto qui sopra, penso proprio che Massimo Moratti cederà alle pressioni indonesiane.
Spero di ricredermi.

 

Di Matteo Galli

Classe '83. Le cassette prima le ho usate con un Commodore 64 e solo dopo in un Walkman. Connesso dal 1993, senza soluzione di continuità. Interista integralista. Apple addicted. Milanese di nascita. Partenopeo d'adozione.
Head of Communication in bSmart Labs e consulente di comunicazione digitale con particolare focus sui liberi professionisti e le micro imprese.