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Blog fermo: 3 perché di un impegno non rispettato

La maggior parte delle volte il blog è il luogo in cui si racconta quello che si fa. Ecco, in questo post faccio il contrario: scrivo di cosa non ho fatto. Non più tardi di due mesi fa avevo preso l’impegno di scrivere almeno un articolo a settimana. Mi sembrava un buon compromesso per rimettere in moto un blog fermo da troppo tempo. A distanza di poche settimane, quella promessa non è stata mantenuta. Ma cosa è successo? Perché non sono riuscito a tenere il ritmo che mi ero programmato?

Sono convinto che le difficoltà che mi hanno impedito di scrivere con continuità sono comuni anche ad altre persone animate dalle migliori intenzioni ma che poi all’atto pratico non riescono a dare seguito con un impegno costante nel tempo.

Voglio fermarmi un attimo a riflettere sul perché ho mollato quasi subito e non sono riuscito a fare ripartire il mio blog. Nel mio caso si sono verificate cinque situazioni.

1) Il blog non è stato una priorità

Ecco svelato subito il motivo principale del fallimento delle mie intenzioni. Certo, ci sono cose ben più importanti di mantenere vivo un blog (come ad esempio cambiare un lavoro e seguire un progetto molto interessante dopo le ore d’ufficio), soprattutto se non lo si fa per lavoro ma semplicemente per passione.

Però un impegno è tale se occupa un posto tra le decine di cose che ognuno di noi fa ogni giorno.
Scrivere qualcosa di nuovo ogni sette giorni è stata un’attività presente “palinsesto” delle mie attività solo per qualche tempo, poi ha perso rapidamente importanza.

2) Scrivere un contenuto è un’attività faticosa

Molti pensano che scrivere sia semplice. Dopotutto bisogna tradurre in parole dei pensieri. Ho lavorato per qualche anno in una redazione giornalistica e in un posto come quello ho capito cosa significa avere a che fare con parsone che hanno fanno fatto della scrittura una professione.

Ho visto – con molta invidia – impostare articoli di oltre 1000 parole in mezz’ora. Sicuramente ci vuole allenamento per aumentare la velocità di produzione, ma ciò non cambia il concetto di base; mettere per iscritto le informazioni è solo una parte di un processo più complesso: raccolta di informazioni su un tema, ideazione di una traccia di base, sviluppo dei concetti principali, revisione.

E’ necessario impiegare il giusto tempo per ciascuna attività elencata; tempo che magari si preferirebbe investire in altre attività. E allora bisogna fare una scelta: o il blog o altro. Io ho scelto la seconda.

3) Se non si ha niente da dire, meglio stare zitti

Seguo parecchi blog, per lavoro e per piacere, e mi rendo conto quando sto legendo post scritto con finalità “riempitiva”: un contenuto banale, scritto semplicemente per rispettare un piano editoriale già scandito.

Capisco benissimo le esigenze del blogger: la maggior parte di loro sono liberi professionisti nel mercato della comunicazione digitale. Farsi vedere attivi è il loro miglior biglietto da visita. Peccato che una delle regole fondamentali del content marketing sia quello di creare un legame di fedeltà con propri lettori attraverso articoli rilevanti e coerenti con gli interessi del pubblico.

Quindi, fino a quando non sono convinto che un contenuto sia utile da proporre per chi mi legge, preferisco non scrivere neppure una riga. Detta così potrebbe suonare come una scusa, ma non lo è. Anzi, è un segno di rispetto nei confronti di chi spende del tempo a frequentare il mio blog.

Ecco, io non ho scritto niente prima di questo post nel corso dell’ultimo mese perché non ho trovato niente da dire. E visto che questo blog è per me un posto dove divertirmi a scrivere di temi che amo e che mi appassionano, proporrò nuovi contenuti solo quando lo riterrò opportuno.
Sperando che queste ispirazioni arrivino sempre più spesso, ovviamente 🙂

E voi? Siete mai stati nella  mia situazione? Che ragioni vi siete dati per aver trascurato il vostro blog / sito? E, soprattutto, come avete superato la difficoltà di essere più costanti?

L’immagine è di Benjamin Watson

Di Matteo Galli

Classe '83. Le cassette prima le ho usate con un Commodore 64 e solo dopo in un Walkman. Connesso dal 1993, senza soluzione di continuità. Interista integralista. Apple addicted. Milanese di nascita. Partenopeo d'adozione.
Head of Communication in bSmart Labs e consulente di comunicazione digitale con particolare focus sui liberi professionisti e le micro imprese.