Trovo sul blog di Alberto e ripubblico.
Impressionante, c’è poco da dire.
Dopo averlo visto, però, mi sono fatto alcune domande: che fine fa l’interpretazione del regista nel video? Dove mettiamo il particolare punto di vista e stile narrativo che contraddistingue il suo mestiere? Lo spettatore vuole davvero diventare protagonista assoluto della storia? Non preferisce, forse, farsi accompagnare attraverso le diverse inquadrature, appositamente scelte per uno scopo e per suscitare una determinata emozione?
Il video qui sopra segna sicuramente una svolta rispetto al passato. C’è qualcuno che sceglie la location, gli interpreti e la situazione; trama, scoperta ed immersione nella narrazione è lasciata totalmente allo spettatore. Che poi, chiamare spettatore chi può cambiare la sua posizione nella scena a proprio piacimento, è veramente riduttivo.
Sono però convinto di una cosa: questo tipo di video avrà molto successo in campi quali edutainment (pensate a cosa potrebbero essere i documentari visti con questa tecnica), sport (altro che spidercam di Sky) e eventi live ( essere sul palco al fianco della nostra band preferita non sarebbe male, no?).
Credo però (e spero) che l’immersività che offrono tecnologie come questa non arrivino mai a sostituire l’occhio dietro la macchina da presa di un film.
Nei film l’uomo non cerca la realtà, l’uomo vuole sentirsi raccontare una storia da qualcuno che la sa ben spiegare.
A mio avviso non c’è tecnologia, neanche quella più avanzata, che si possa sostituire all’intuito, alle sfumature e alla profondità di una narrazione di quanto possa fare un uomo dietro una macchina da presa.